Il turismo enogastronomico deve essere responsabile e in armonia con il territorio, rispettoso dell’ambiente, delle colture e culture locali. Questi gli elementi alla base di una coscienza turistica ormai matura. Lo ha ricordato di recente anche il fondatore di Slow Food Carlin Petrini. «L’enoturista non ha fretta - ha detto Alessandra Priante, direttrice per l’Europa dell’Unwto - vuole un rapporto sano ed equilibrato tra il suo piacere personale e la natura. D’altro canto, con la pandemia tutti noi ci siamo riappropriati dei nostri territori, e li stiamo vivendo in modo diverso, con più curiosità e amore». È proprio l’amore verso la terra, unito alla ricerca dell'autenticità e di tutto quello che possa rendere un’esperienza unica, eco- friendly e con un tocco glam, a fare la differenza.
Il nostro Paese vanta un patrimonio unico in termini di prodotti, identità, culture e paesaggi. Il crescente interesse turistico ha portato negli anni allo sviluppo di un’offerta capace di soddisfare le esigenze di un pubblico ampio, con spunti innovativi e sempre più sostenibili. Secondo il “Consumption and Environment”, il rapporto dell’Unione Europea che monitora i consumi in Europa e le loro conseguenze sull’ambiente, il turismo è il quarto fattore di impatto ambientale per i consumi legati all’alimentazione, alla costruzione di strutture ricettive e alla mobilità. Per questo, applicare i principi del turismo responsabile e organizzare viaggi sostenibili, nel rispetto di luoghi e culture, è indispensabile per mantenere inalterata la bellezza dei paesaggi. Un turismo responsabile e sostenibile dipende soprattutto dalla sensibilità dei viaggiatori, che in vacanza sono tenuti ad adottare un atteggiamento etico, socialmente responsabile. Dall’altra parte chi desidera attrarre visitatori non può più prescindere da questa sensibilità ormai data per assodata.
Tra i nuovi laboratori italiani di sviluppo del turismo sostenibile c’è l’Abruzzo. Nel 2023 il Parco Nazionale d’Abruzzo celebrerà i suoi primi 100 anni dal regio decreto che, nel 1923, istituiva una delle più vaste aree protette d’Italia. Se un secolo fa il concetto di sostenibilità riguardava solo la natura, oggi la cura del territorio comprende anche quella dei suoi abitanti e dei suoi borghi. L’Abruzzo sta abbracciando questa sfida, prendendo la forma di laboratorio di sostenibilità contemporanea, per promuoverla a motore della sua economia passando anche dalla valorizzazione dell’eco- turismo. Secondo stime Technavio, i viaggi sostenibili cresceranno a un tasso medio annuo del 9,72% entro il 2025, per un valore globale di oltre 235 miliardi di dollari, come si legge in un recente articolo del quotidiano Il Sole24Ore. Negli ultimi mesi in Abruzzo si sono moltiplicati i progetti per dare nuova vita ad aree abbandonate o finora escluse dai circuiti più popolari: a Sulmona, ad esempio, è stato lanciato il progetto “Rebuilding the Edge”, che coinvolge anche Ferrovie dello Stato, e con cui 18 studenti del Mit di Boston stanno elaborando soluzioni per recuperare alcune stazioni ferroviarie in disuso. A Gagliano Aterno, paese a rischio spopolamento della valle Subequana (L’Aquila), sta prendendo forma il progetto “Neo - nuove esperienze ospitali”, seguito dall’associazione Montagne in Movimento - composta da studenti e ricercatori universitari che vivono e lavorano nella valle - e in convenzione con l’Università della Valle d’Aosta, per attrarre nuovi abitanti anche con progetti di microcredito e piani di formazione.
Dove l’aria è buona si respira il cambiamento. Ci sono piccoli e remoti borghi, distribuiti fra Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo e Molise valorizzati come mete del benessere, come accade con “Borghi del Respiro”, progetto nato nel 2020 che unisce piccoli centri abitati dove la qualità dell’aria è particolarmente adatta per offrire ai visitatori esperienze di benessere psico-fisico. Quest’estate sono stati inaugurati anche progetti legati alle due ruote, come la Randonnè la Millenaria, che attraversa territori della Marsica, della valle Subequana, del Gran Sasso, dell’alta e media valle dellʼAterno, nell’ambito del nuovo network “Terre dei Popoli”, che unisce in nome della promozione dello slow tourism 17 Comuni e decine fra istituzioni e aziende di quelle zone. L’Alta Badia (Trentino-Alto Adige) ha ottenuto lo scorso 9 agosto la certificazione Gstc (Global sustainable tourism council) per il proprio impegno verso il turismo sostenibile. Si tratta dell'unico standard riconosciuto a livello internazionale per questo settore. Un traguardo considerato tra i più prestigiosi per le destinazioni che puntano alla sostenibilità come elemento chiave della propria offerta turistica (il Global sustainable tourism council è un’organizzazione istituita nel 2007 da United Nations Environment Programme e da Unwto, per promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale nel mondo del turismo ndr).
La ricerca della natura e il glamour si fondono per attrarre sempre più persone. Tra le pratiche di maggior tendenza sta emergendo il glamping. Secondo i dati di Pitchup (piattaforma di instant booking specializzata nei soggiorni in campeggi), le regioni italiane che hanno sviluppato di più la pratica sono Toscana, Veneto e Lombardia. Il desiderio di trascorrere il tempo libero all'aria aperta e la riscoperta del turismo di prossimità stanno spingendo il turismo outdoor: secondo i dati recentemente diffusi da Pitchup (piattaforma di instant booking specializzata nei soggiorni in campeggi, nata nel 2009 in Inghilterra e oggi attiva in oltre 67 Paesi), nei primi nove mesi del 2022, in Italia il settore del turismo outdoor - per quanto riguarda i campeggi e i glamping, cioè le strutture che abbinano ai servizi di un tradizionale camping proposte più glamour, normalmente tipiche dei resort - nel 2022 è cresciuto del 129% rispetto all'anno scorso. «I numeri dimostrano un vero e proprio switch nelle abitudini degli italiani e una tendenza sempre più accentuata a scegliere strutture di camping e glamping per sperimentare un turismo outdoor e sostenibile» spiegano da Pitchup. Del resto, i valori che animano il mondo dell'outdoor (tra cui sensibilità e rispetto per le persone e per l'ambiente) sono gli stessi che stanno prendendo sempre più piede, sull'onda della filosofia green e dell'auspicata transizione ecologica. «La sostenibilità è sicuramente diventata un fattore determinante nella scelta di una vacanza - sottolineano ancora dal sito di instant booking - e il glamping ha dimostrato di avere un impatto ambientale di gran lunga inferiore rispetto ad altre tipologie di strutture ricettive».
Il turismo rurale è la chiave del turismo sostenibile e anche dell'innovazione non solo per i luoghi meno visitati di ciascun Paese, ma in generale in tutti i territori del mondo. «Dietro una bottiglia di vino - aveva affermato il ministro Garavaglia - si vende tutto un territorio e la bellezza delle nostre terre. Non per niente tutti i territori a forte vocazione enogastronomica sono anche patrimonio dell’Unesco, dalle Langhe alle Cinque Terre». «La sostenibilità - ha evidenziato Alessandra Priante, direttore Europa Unwto - oggi deve essere la normalità. Le imprese che hanno risposto meglio allo shock dato dalla pandemia sono state quelle che hanno compiuto scelte di economia sostenibile già prima del 2020». Per Roberta Garibaldi, amministratrice delegata dell’Enit, uno dei motori della ripresa «è stata ed è la diversificazione delle attività. Degustazioni digitali, ghost kitchen, pizzerie gourmet, agriturismi diventati dei veri e propri centri del benessere hanno permesso alle attività di trovare il modo di continuare ad esistere. Le regioni italiane hanno grandi potenzialità, ma per sfruttarle è necessario continuare a investire nel settore turistico ed enogastronomico». «L’enoturismo - aggiunge Garibaldi - è praticato da un italiano su quattro e incide per il 27% sul fatturato delle aziende vinicole. Ma non solo: muoversi per il vino e per i suoi percorsi ha anche un valore sociale, perché tutto questo è un importante volano per lo sviluppo e la valorizzazione dei territori e dei borghi». Le circa 25mila cantine italiane aperte al pubblico sono protagoniste di quello che viene definito il “turismo lento”, fatto da persone che apprezzano escursioni a piedi o in bici, visitano i piccoli borghi e cercano il contatto con la natura. Un comparto che offre enormi potenzialità: 4 italiani su 10 sono interessati a vivere almeno un’esperienza di turismo lento in futuro, in particolare al di fuori dei circuiti turistici tradizionali.
Secondo alcuni dati diffusi dal ministero del Turismo, in Italia, l’enoturismo vale in tutto 2,5 miliardi di euro l’anno e sono circa 14 milioni i turisti legati al settore. «L’enoturismo ha un peso sempre maggiore nel Pil» fa notare il ministro Garavaglia. L’Italia, ma anche gli altri Paesi, hanno una ricchezza infinita da gestire: i dati forniti dall’Enit (l’Agenzia nazionale del turismo) mostrano come il 90% di chi viene in Italia vuole fare un’esperienza enogastronomica». E non è un caso che ci siano sempre più connessioni fra l’universo vino e gli altri mondi, siano essi l’arte, lo sport (yoga, trekking, bici) o la natura, nella richiesta dei visitatori e anche nell’offerta delle cantine. Lo ha detto Roberta Garibaldi, amministratrice delegata dell’Enit: «Il profilo dell’enoturista è cambiato - dice l’esperta - oggi è trasversale, è composto da giovani, donne e appassionati che non sono per forza addetti ai lavori, ma che hanno voglia di fare esperienze nelle cantine che li coinvolgano anche emotivamente. E ora è arrivato il momento di conquistare anche la generazione Z». Il tutto nell’ottica della sostenibilità.