Innovazione

GLI ENOTURISTI CERCANO SEMPRE PIÚ CULTURA E BENESSERE

Turisti sempre più preparati ed esigenti: i viaggi del gusto devono includere più esperienze olistiche e storie

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GLI ENOTURISTI CERCANO SEMPRE PIÚ CULTURA E BENESSERE

L'innovazione è una delle chiavi interpretative dell'enoturismo. Le proposte di viaggi del gusto devono includere diversi elementi: oltre alla trasmissione della passione per il vino, anche la possibilità di far conoscere luoghi e persone, approfondendone storia, storie e tradizioni, spingendo verso la ricerca di un benessere olistico, in contesti ambientali di pregio e dal ricco patrimonio culturale, perché i turisti sono sempre più preparati ed esigenti. Lo ricorda, sul sito del ministero del Turismo, la professoressa universitaria Roberta Garibaldi, consigliera del ministro per il turismo enogastronomico, autrice del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, oltre che membro del Board of Directors della World Food Travel Association e del Board of Advisors del World Gastronomy Institute.

Cultura e benessere sono gli elementi integrativi necessari che gli operatori del settore devono continuare a ricercare per competere. Le due dimensioni risiedono naturalmente nei luoghi, sono connaturate nel buon vino e nel cibo tradizionale e continuano a essere gli elementi centrali dell'esperienza turistica, ma non sono sufficienti, vanno arricchite e adeguate ai tempi e alle richieste. Nelle cantine i turisti cercano anche nuove opportunità: sono il 58% i turisti italiani a cui piacerebbe provare corsi, workshop come attività ricreative e rigenerative, per evadere dalle abitudini settimanali e ritrovare uno stile di vita più sano. Il 51% vorrebbe poter fruire di massaggi, idromassaggi e spa nei vigneti, mentre il 56% vorrebbe esperienze in cantina fruibili dopo l’orario lavorativo, come wine bar e piccoli eventi.

La scoperta e la degustazione delle produzioni vinicole locali, sebbene siano centrali, non sono più l’unica ragione del viaggio. Il valore culturale che il vino possiede, rappresentato da un mix unico tra prodotto, terroir e persone, affascina e attrae sempre più. I turisti italiani ritengono la visita alle cantine un’opportunità di arricchimento culturale (63%, +6% rispetto al 2019), di entrare in contatto con l’identità, le tradizioni e la cultura (anche enologica) del luogo che stanno visitando (59%, +7%). La scelta delle cantine non ricade solo sulle aziende più rinomate, ma si allarga andando a includere le piccole realtà familiari, con il 57% degli italiani che vorrebbero visitarle, in incremento rispetto a due anni fa (+7%). Queste aziende di produzione, che si caratterizzano per il connubio tra storia, arte e vino sono sempre più desiderate: chi vorrebbe recarvisi passa dal 60% del 2019 al 67% del 2021. La propensione a non accontentarsi di una sola esperienza in cantina, ma in diverse è in aumento e cresce del 17% dal 2019: fra chi ci è stato negli ultimi tre anni, il 64% ha visitato una o due cantine, il 26% dalle tre alle cinque, il 10% dalle sei in su. Ed è proprio per questa tendenza che le offerte dovrebbero innovarsi e seguire l’andamento delle richieste.

Quali direzione deve prendere l’offerta in cantina? Una domanda chiave per il futuro del settore. Tra le proposte più gradite dai turisti ci sono l’acquisto di vini (indicato dal 73% dei turisti), la degustazione (71%) e l’assaggio di piatti in abbinamento alle produzioni dell’azienda (67%). Tra le altre attività, degustazioni al tramonto, cene e pranzi nei vigneti e la possibilità di conoscere in modo più approfondito i processi di produzione e la storia della cantina. Fra le attività che ricevono il gradimento maggiore rispetto al 2019 vi sono i wine club (+12%), le proposte dedicate ai più piccoli (+10%), attività sportive ed artistiche nei vigneti (+10%). Ciò denota un chiaro desiderio di vivere e sperimentare la cantina attraverso modalità nuove, più coinvolgenti, e che permettano un arricchimento personale.

Le donne sono le prime wine lover in Italia. Quest’anno, e per la prima volta, sono le donne ad avere un ruolo di primo piano tra gli estimatori del vino e della cultura enologica. Le donne hanno superato numericamente gli uomini e sono il 55% dei consumatori regolari (lo scorso anno erano il 49%). Il dato emerge da Wine Intelligence per l’Osservatorio dell’Unione italiana vini (Uiv), in collaborazione con Vinitaly ed è stato presentato al Vinitaly Special Edition a ottobre 2021. L’interesse inoltre cresce tra le consumatrici più giovani, tra i 18 e i 35 anni, che si dimostrano le più coinvolte.

Anche la ricerca del food è sempre più orientata al benessere, ed è sempre più green e a chilometro zero. Il comparto agroalimentare è sempre più vicino al record di 52 miliardi di euro di export, con un valore dei cibi italiani esportati che in 25 anni è praticamente triplicato, passando da 0,65 euro al chilo a 1,88 euro, il tutto anche grazie a una qualità e a una ricchezza immensa, raccontata da 5.333 prodotti tipici storicizzati censiti. I dati sono del Rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani nel post Covid, presentato a novembre al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti, con la collaborazione dello studio “The European House - Ambrosetti”, a Roma.

Ingredienti ed etichette sempre di più sotto la lente di chi acquista. La pandemia ha spinto oltre otto italiani su dieci (82%) a mangiare solo quel che conosce, cercando informazioni sulle caratteristiche degli alimenti da portare in tavola e verificando attentamente gli ingredienti in etichetta. Il 62% dei consumatori si dichiara disposto a pagare fino al 10% in più del prezzo, pur di garantirsi la tracciabilità di quanto porta in tavola, mentre il 21% pagherebbe anche oltre il 10% in più secondo Coldiretti/Censis. La dieta italiana è sinonimo di cibo salutare: una verità elementare confermata anche nel dopo pandemia. Infatti, l’81% degli italiani è molto attento alle conseguenze che cibi e bevande hanno sulla salute e l’85% cerca di mangiare secondo la buona dieta tricolore. Il made in Italy a tavola, che vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale, oggi vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che, secondo Coldiretti, viene quotidianamente rifornita dalle campagne italiane dove stalle, serre, cantine e aziende continuano a produrre. Sono questi i luoghi che, al pari di quelli simbolo per eccellenza della cultura, continuano ad attrarre turisti e visitatori, alla ricerca di esperienze vere e autentiche, tradizionali si, ma nuove, che li arricchiscano di benessere ed esperienze suggestive.

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